10 Marzo 2020
È da tanto che non scrivo.
L’Italia è in una situazione non semplice: un decreto ci dice di stare in casa ed uscire il meno possibile per il bene nostro e della comunità. Si riorganizzano le giornate, si rivaluta la scala delle priorità e ci si prende del tempo per noi, ci si ferma, si ragiona su cosa abbiamo e su cosa non abbiamo, su cosa ci serve e cosa non ci serve, su cosa ci manca e cosa non ci manca.
Ed è il compleanno di mia madre.
Caro papà,
ieri ti pensavo.
Ti pensavo proprio ieri nel letto, mentre cercavo di prendere un sonno che non arrivava. Lo sai che sono strano e che queste situazioni particolari un po’ le assimilo e le rimugino dentro, mi vengono gastriti, dolori alla testa ecc ecc, come mamma d’altronde. Ecco ti pensavo proprio passata la mezzanotte, proprio quando il calendario ha fatto lo scatto e si è arrivati al 10 marzo, proprio quando sessantaquattro anni fa (ora si incazzerà) è nata mamma. Ti pensavo e pensavo una cosa stranissima, che mai avrei creduto potessi pensare. Pensavo al fatto che per la prima volta non mi manchi. È il pensiero più egoista che abbia mai fatto in vita mia. Ti pensavo come non voglio mai pensarti per questo non mi mancavi. Ti pensavo magro sul divano, che sorridevi per far finta che tutto andasse bene consapevole che niente stesse andando bene e che tutto sarebbe andato a finire da li a poco, certo magari non pensavi così poco. Ti pensavo come non avrei mai voluto vederti con la felpa del Ladispoli, i capelli fini fini e il volto scavato, e non mi mancavi. Guardavo i servizi sugli ospedali, sulla paura per il collasso della sanità in Italia e sulle difficoltà delle terapie intensive e poi e pensavo a te su quel letto di ospedale e non mi mancavi papà, non mi mancavi. Ed ero triste di questa cosa, mi innervosiva questo pensiero così lontano da me, così cattivo e feroce.
Poi, poco fa, ha citofonato Damiano. Era in bici, da solo. È cresciuto tantissimo, è un ragazzetto che si inizia a prendere delle responsabilità. Bello biondo e a volte fjio de ‘na mignotta, ma se fa sempre sgama’. È un buono papà, è uno de noi:
“Nonna sta a casa?” m’ha chiesto.
Perché sono giorni che freme che le vuole fare gli auguri, che la chiama per fare dei dolci insieme. È dolce, a modo suo, è tenero e conosce il rispetto per gli altri e per i grandi. E parla tanto di te, tanto. A me di nascosto chiede di te, forse perché ha capito che Emiliano soffre e non vuole far soffrire il padre. È svejo.
“No, è uscita”
“Come è uscita? Non può uscire, dove è andata?”
“A comprare le uova e torna”
“Brava! Così dopo facciamo due dolci per il compleanno suo” è rimontato in sella e se n’è andato, da solo verso casa.
E allora ho pensato che mi manchi, tanto. E che in realtà non mi mancavi perché non vorrei vederti soffrire adesso e perché ti pensavo in quel modo che non mi piace pensarti e allora mi difendevo. Oggi mi manchi, sì. Mi manca vederti essere impacciato nel dimostrare amore ed affetto per mamma, mi manchi negli abbracci non dati ai tuoi nipoti, mi manchi nel condividere lo stesso posto di lavoro di tuo figlio, mi mancano tantissimo le tue mani. Mi manca non stare qui a casa a risistemare la libreria “Però quelli de Lenin non se toccano eh”, mi manca non sentirti sbuffare per cambiare le lampadine, stuccare, pitturare il bagno e togliere l’umidità. Mi manca proprio non averti qui, in casa.
E credo che manchi anche a mamma. E dovresti farle gli auguri a mamma. Lo so che lo sai e che, se c’è una cosa che tu sai ma che è sempre giusto dire è che, mamma è una delle persone migliori che abbia mai visto. S’è un po’ incattivita con il mondo questo sì. Risponde un po’ male a volte ed ha azzerato il tasso di tolleranza verso chi non conosce (ma pure chi conosce) però è il periodo, tornerà serena. Ma se, facendo un pensiero assurdo, questa epidemia (sì papà c’è un virus che ci sta costringendo dentro casa ecc ecc ma che te lo dico a fa?) distruggesse tutti lasciando vivi solo i bambini e mi chiedessero di scegliere 7 persone per formare il Concilio dei Saggi che guidi i bambini verso la rinascita dell’umanità beh, non te offende eh ma tu non ci saresti, ci sarebbe sicuramente mamma.
Ora vado che oggi è il compleanno suo e non deve far niente, me tocca lava’ i piatti.
Ciao Carle’ ci manchi, manchi un po’ a tutti ma, a denti stretti, ti dico che va meglio. Anche se, io scrivendo e gli altri leggendo, stamo tutti a piagne.